A letto con Pigi

La profilassi pre-epositiva.
di Pigi Mazzoli
(pubblicato in "Pride", giugno 2004)

Il mese scorso abbiamo visto come la terapia antiretrovirale per l'HIV abbia trovato una nuova diversa applicazione. Somministrando farmaco dopo l'esposizione al virus con certe modalità e entro certi tempi si riesce ad evitare che il virus infetti l'organismo. Abbiamo visto come il medico che si punga con un ago infetto possa evitare molto probabilmente di infettarsi, ma abbiamo anche visto che se io, sieropositivo, dovessi eiaculare nell'intestino del mio amico a causa di una rottura del preservativo potrei, somministrandogli entro 24 ore e per almeno un mese gli stessi miei farmaci, salvarlo dal rischio di infettarlo. Non è una cosa di poca importanza, i medici se ne sono resi conti e in alcuni centri questa metodica, chiamata PEP (profilassi post-espositiva) è usata. Non ancora in tutti. Dovrebbe essere disponibile in tutti i centri di pronto soccorso per poter rispettare il tempo massimo di 24 ore dal temuto contagio e questo è il suo limite maggiore. Oltre al costo.

Questo mese vediamo invece la PREP (terapia pre-espositiva).
Nata in Africa, dove le cure sono troppo care per essere diffuse. Si è scoperto che una sola somministrazione di farmaco alla madre 24 ore prima del parto riusciva ad evitare di trasmettere il virus al nascituro. Non ci sono soldi (e questo è un argomento che meriterebbe a sé un intero discorso) per curare tutti, se somministrando un solo giorno di cura alla madre prima del parto riesco a salvare il bambino, beh, sarebbe un peccato non farlo. Ma i soldi sono così pochi che neppure tutte le madri hanno in Africa questa opportunità.

Qui da noi che siamo ricchi invece possiamo pensare diversamente. Tutto nasce dalla considerazione che ci sono persone che corrono un rischio elevato di infettarsi e che non vogliono o non possono usare il preservativo per proteggersi. Chi non può? Le prostitute, per esempio. Togliamoci dalla mente l'idea romantica della prostituta elegante con automobile sportiva che sceglie le sue prede sui viali di Bel Air. Le prostitute nella maggioranza dei casi sono vittime della necessità, a volte addirittura in stato di schiavitù. Ma anche nei migliori dei casi devono avere rapporti con persone che non hanno nessuna intenzione di pensare alla loro salute, a quella delle prostitute, intendo. Ci sono clienti, e non solo quelli, che si sfilano apposta il preservativo di nascosto durante il rapporto per poter eiaculare all'interno, e non sono pochi anche i casi di vero e proprio stupro. La vita della prostituta è dura ed anche molto rischiosa per la sua salute. Visto che con molta probabilità, con quella professione, prima o poi dovrà curarsi l'HIV di cui si sarà contagiata, allora sarebbe il caso, visto che il metodo funziona, che si riempia il fisico di farmaco solo per i limitati anni della sua professione, preservandosi così dal contagio e ritrovandosi alla fine un fisico provato (i farmaci anti HIV danneggiano comunque l'organismo, sono cure molto pesanti) ma non infetto. Fra i due il minore dei mali.

Poi ci sono quelli che non vogliono proteggersi, che non vogliono usare il preservativo. è in corso una sperimentazione negli Stati Uniti per verificare l'efficacia di una costante, prolungata cura preventiva per evitare il contagio. Non chiedetemi il senso di tutto ciò, non lo capisco, ma esiste anche questo.

Una considerazione. Una profilassi pre-espositiva dovrebbe abbassare moltissimo la probabilità di infettarsi, ma non eliminarla del tutto. Riportando ai grandi numeri, se questa pratica fosse molto diffusa si avrebbe, oltra ad un costo veramente abnorme (e a guadagni veramente abnormi per le case farmaceutiche) anche qualche caso di infezione. Chi? Chi ha avuto la sfortuna di incontrare qualche virus particolarmente resistente. Che spanderebbe a sua volta a piene mani nuove infezioni incurabili, perché, appunto, resistenti ai farmaci.
Ora ci sono due categorie: chi ha i soldi per curarsi e chi non li ha e muore prima. Con la diffusione della PREP si creerebbe un nuovo gruppo: chi pur avendo i soldi per i farmaci ha un virus resistente alle cure. Abbandoniamo per il momento quindi questo argomento e i suoi risvolti etici e scientifici per vedere un aspetto particolare di questa nuova possibilità.

Io e il mio amico siamo una coppia sierodiscordante. Significa che uno (io) è sieropositivo e uno (Franco) è sieronegativo. Facciamo sesso sicuro per l'HIV. Siccome siamo fedeli e non abbiamo altre malattie a trasmissione sessuale possiamo permetterci una certa tranquillità e considerare solo la copertura da trasmissione dell'HIV. Per cui ci penetriamo sempre e solo col preservativo fin dal primo momento. Non strofiniamo il pene sull'ano senza protezione. Io non eiaculo in bocca a lui. Ma facciamo rimming (ci lecchiamo il buco del culo) seppur con la moderazione che la paura ci permette. Perché il rimming, come il sesso orale senza preservativo, è a basso rischio ma comunque non totalmente sicuro. Il punto è questo, per una bella vacanza dove vorremmo spendere i soldi? In una agenzia di viaggio per 15 giorni da sogno alle Maldive oppure ci attira di più pagare un mese di terapia per Franco e stare chiusi in casa a fare le maialate che non ci siamo mai potuti permettere se non nella nostra fantasia? Peccato che Franco abbia provato, a causa di un incidente, un mese di terapia (PEP). È stato malissimo, nausea, vomito, diarrea, stanchezza. Sarebbe proprio una brutta vacanza, peccato. Per fortuna esistono i preservativi.