A letto con Pigi
Cronaca di una visita.
di Pigi Mazzoli
(pubblicato in "Pride", gennaio 2004)

Ho risposto all'ennesimo appello di un lettore che ricorre a me per ogni dubbio circa le sue infezioni sessuali. Per ora unica, condilomi anali. Al Cave di Milano lo hanno convinto a fare il test per l'hiv. Ci incontriamo per la prima volta, mi ha chiesto di accompagnarlo al ritiro dell'esito per sostenerlo nel caso di positività. L'esito è negativo (è ipocondriaco) ma io approfitto per farmi raccontare la sua recentissima esperienza lì per il suo condiloma.
Da circa un mese aveva notato una minuscola escrescenza di pelle nella zona anale, su mia indicazione si reca una mattina al C.a.ve (Centro Anti Venereo) di via Pace a Milano. Piano terreno, sportello. L'impiegata gli consegna un numerino su di un cartoncino, quella sarà la sua sola identità per ogni seguente visita. Prende un altro numero e aspetta la chiamata su un cartello luminoso. Quando è il suo turno è sottoposto ad una serie di domande circa le sue attività sessuali, questo per poterlo consigliare sulla frequenza e sul tipo di controlli a cui sottoporsi in futuro. Finito il colloquio si passa alla visita, e un medico lo mette a quattro zampe sul lettino con le braghe calate. Ahi ahi ahi, condilomi. Anzi, un piccolissimo condiloma. Serve anestesia locale con lidocaina e una piccola bruciatura con elettrobisturi. Viene messo nelle mani di una dottoressa. L'atmosfera è cordiale ma il mio amico cerca di rompere la tensione residua con una battuta di spirito: "lei è la prima donna che mi vede il buchino e mi farà subito tanto male" al che la dottoressa risponde divertita "spero di non traumatizzarla troppo".
Finito il piccolo e indolore intervento gli viene fatto il prelievo di sangue, come accordato, e gli ridanno tutti i documenti in mano, dicendogli quando sarebbe dovuto tornare per il risultato del test . Fra i fogli anche quello per passare alla cassa per il pagamento del ticket sanitario. Nell'annotazione dell'intervento reca scritto "condiloma al pene".
"Quando me ne sono accorto ero già alla cassa, se lo avessi visto prima la avrei ringraziata anche per questa estrema gentilezza, capisci, in nessun documento resta registrato che sono frocio" mi dice con gioia, "Poi ero senza libretto perché ho appena cambiato residenza e non mi hanno fatto nessun problema, han risolto tutto loro. Che bravi!".

Farsi visitare è senz'altro stressante e si cerca di evitarlo con ogni scusa. Anch'io, che predico bene e a volte razzolo male, avevo notato da circa tre mesi un puntino a rilievo nella mia zona anale. Avendo fatto solo sesso sicuro non mi ero preoccupato più di tanto, ma la pallina, seppur minuscola non spariva. Rincuorato dal racconto dell'amico mi reco anch'io, dopo un accurato lavaggio e con le mutande più nuove, a farmi visitare. Tutto procede come mi era stato raccontato finche al colloquio non esordisco dicendo che sono sieropositivo. "Allora deve andare al Cesca al secondo piano". Racconto che sono già in cura per l'hiv ma che ora sono lì per dei presunti condilomi. "I sieropositivi sono tutti in cura al piano di sopra". Mi stracciano il bigliettino col numero e mi spediscono verso le scale. Al primo piano la segretaria a cui spiego il problema mi avvisa che devo fissare un appuntamento, cosa che faccio per la settimana successiva, lei scrive il mio nome sulla prima riga libera del suo quadernone.
Il lunedì successivo di nuovo lavaggio e di nuovo mutande vergini (credo che per un medico che deve visitarti per una malattia infettiva vedere delle mutande un po' lise comunichi uno spiacevole senso di trascuratezza).
Altro colloquio. Alla fine vengo pure io messo a quattro zampe e braghe calate sul lettino, il medico infila i guanti, allarga, tocca ed emette il verdetto. Niente condilomi, solo un innocua pallina di grasso. Mando subito un messaggio trionfale al mio fidanzato.
La segretaria mi chiede la ricetta del medico di base, non l'ho, si erano dimenticati di dirmi di farla o non avevo capito io per via della tensione. "Basta che si faccia scrivere: Visita dermatologica, senza nessun'altra indicazione e poi torna o la fa portare". Prometto di portarla entro tre giorni, nessuna problema. "Per pagare il ticket?" chiedo, "Sei esente per l'hiv", "Oh che bello" esclamo giulivo.
Potevo andare a fare questa visita tre mesi prima e mi sarei risparmiato tre mesi di preoccupazioni e paura.
È difficile razzolare bene.