Orsi in cerca di tana
Quando piace la ciccia e il pelo.
di Pigi Mazzoli
Pubblicato su "Pride", marzo 2001

Non sono molti anni che l'omosessualità è realmente visibile ed è uscita dai luoghi comuni con cui era rappresentata. Questo ha fatto capire alla gente che i gay non sono un gruppo omogeneo con stessi comportamenti. Che non siamo tutti petulanti aspiranti casalinghe o adescatori di sbandati alle stazioni. E il crescere di questa visibilità ha fatto capire anche a noi che si poteva essere sé stessi senza dover aderire ai modelli più evidenti, maggioritari e presentabili. Una di queste nuove realtà è quella degli orsi, bear secondo la nomenclatura anglosassone, che all'interno della loro diversità fisica rivelano ancor più differenziati desideri. Ma questa presa di coscienza è iniziata nel nord Italia e solo lentamente si estende all'intera penisola. Rispondo a questa lettera di un orso napoletano perché ci fa capire la strada che è ancora da fare.

Salve, è la prima volta in assoluto che contatto una persona legata al mondo dei Bears...
Il fatto è che mi rendo conto di essere esteticamente legato al vostro stile di vita. Perchè? Vi spiego: Sono il classico napoletano peloso, non troppo alto, massiccio... Il classico che ha polpacci grossi, ventre tondo anche se sodo e, soprattutto, un fittissimo manto peloso che va dalla schiena agli zigomi senza soluzione di continuità.
In linea di massima mi sono sempre ritenuto orribile, poiché a me piacciono i tipi magrissimi, esili, anoressici, biondi e tendenzialmente efebici... E io non sono per niente così, essendo anche moro.
Poi, andando in Inghilterra, ho scoperto che spesso c'è compatibilità fra queste due tipologie.
E' stato bello perchè a Napoli - dove vivo - la vita gay è molto stereotipata...cioè è fatta di stereotipi che non mi piacciono. Qui i gay mettono vestiti di marca, amano le discoteche luccicanti ecc.
Io passo le serate a bere birra, fumare sigari e canne, andando per le taverne del porto o per i locali del centro. I miei amici preferiti sono etero o - come me - gay fuori dal giro. Mi vesto sempre in modo casual: preferendo la pelle, nera o marrone e i jeans. Tute militari, da ginnastica ecc. Metto anche le canottiere o le maglie di lana. E mi piacciono pure addosso a me!
A te sembrerà normale ma tutti i gay con cui sono stato hanno cercato di cambiarmi: dicevano che ero troppo rude, troppo trascurato, che frequentavo posti tristi ecc. Andavo bene solo a letto, per capirci.
Fin qui nessun problema. Il casino è che nei posti in cui vado, se incontro qualcuno che "ci sta" vuole sempre starci da maschio e a me la cosa non esalta.
Non ho il mito dell'attivo a tutti i costi ma non mi piace farmi sbattere dal primo marinaio che passa...Mi piacerebbe avere il mio marinaio personale e, se è proprio necessario, al massimo scambiare i ruoli...
Altro di me non serve dirti.
Spero solo che tu possa mettermi in contatto con qualche realtà che mi consenta di sentirmi più a mio agio.
Ho impiegato metà della mia vita a capire che preferivo i maschietti e non voglio perdere molto altro tempo...Sento che qualcuno mi sta aspettando...

(lettera firmata) (omissis)@hotmail.com

Caro amico, ti rispondo con piacere perché abbiamo identità di vedute e di desideri. L'unica cosa che mi lascia perplesso nella tua lettera è che tu, pur conoscendo l'ambiente gay dei locali, pur conoscendo altri gay che non frequentano questo ambiente e pur conoscendo (con successo) l'ambiente gay londinese, mi faccia, ti faccia, quelle domande a cui dovresti benissimo saper rispondere. L'elemento che posso apportare io, per la mia età (44 anni), per il fatto di essere altrove (Milano) e di conoscere bene Londra, è una visione forse più globale delle cose.
La situazione napoletana è ora già "meglio" di quanto non fosse vent'anni fa. Mi spiego. Mentre per il mondo anglosassone l'effeminatezza era associata allo spettacolo e non all'omosessualità, nel sud Italia, e a Napoli soprattutto, essa era l'immagine stessa dell'omosessuale. Questo faceva sì che quando un adolescente si scopriva omosessuale credeva di dover diventare un "femminiello" per poter avere un'immagine consona alla sua sessualità ed essere accettato. E che se detto adolescente era, per costituzione fisica, molto maschile si ritrovava spaesato e si sentiva brutto. Questo è successo a te come in parte anche a me. Ma per fortuna (secondo me) la cultura omosessuale latina si è imbastardita con quella gay anglosassone e ha trovato, di fianco all'efebo, al palestrato e al surfista californiano biondo e glabro, anche gli stereotipi del boscaiolo, del contadino (cowboy) e del meccanico. Anche qui queste figure di uomini veri (tamarri, tasci, etero, marinai, operai, soldati di leva ecc. ecc.) avevano un certo effetto su larghe schiere di noi ma... di nascosto, quasi con vergogna, come se la presunta bruttezza di un uomo esteriormente grezzo rendesse disdicevole un istinto di attrazione verso di lui. Da qui il fatto, che hai provato sulla tua pelle, che tu piaci, ma poi ti si chiede di essere "presentabile". Continua per la tua strada, continua a ricercare per il tuo letto i bei biondini, tanto alla fine tutti si devono togliere la maglietta D&G o la tuta da meccanico e a letto puoi dimenticare quel che loro vogliono essere e badare solo a quello che sono "veramente" per te. Perché comunque si proietta ciò che si vuole sugli altri, quindi tanto vale giocarci sopra a proprio vantaggio. Probabilmente prima o poi anche nel Sud ci sarà una scelta di luoghi che ti permetterà di andare nel bar per orsi o nella sauna di "daddy" in cerca di "son". Per ora gli orsi scappano a cercare avventure al Nord, da Roma in su. Ma siamo nel 2001 e la tecnologia, che per alcuni versi ci appiattisce come un ferro da stiro a vapore, per altri ci aiuta a supplire alla lentezza dei cambiamenti sociali. Mi riferisco al fatto che molti orsi del Sud o della provincia italiana possono, tramite internet, stabilire una serie di contatti, una rete parallela e dedicata, che permette loro di creare quella serie di relazioni che l'esiguità del loro numero relativo non permetterà mai, almeno per molto tempo, di avere serate bear mensili con mille partecipanti, poniamo per esempio a Siracusa. Certo è un sacrificio fare il pendolare del sesso, ancor peggio dell'amore. E molti da sempre si sono trasferiti per questo: dal Sud al Nord, ma anche dal Nord all'Europa. Io andavo in sauna a Parigi o a Barcellona, altri ancora adesso vanno a passare i loro week end ad Amsterdam, altri passano le vacanze a San Francisco o a New York perdendo le loro nottate in bar bear frequentatissimi, fianco a fianco con quei modelli di boscaioli che, dalle pagine patinate o dagli schermi dei pc, hanno alimento tanti sfoghi onanistici nelle loro solitarie notti italiane.
Sono poco ottimista, ma spero di essere consolatorio: anche i grandi Stati Uniti, al di là delle due città deputate e della Florida, sono fatti di gay sparpagliati in un grande territorio, che, con internet ora ma con telefono e posta una volta, organizzavano e organizzano ancora oggi meeting, vacanze, scambio d'ospitalità fra gay compatibili (il che è forse meglio che farlo col primo che capita, comunque esso sia, dietro un cespuglio o in un cesso: questa era la regola fino agli anni '60 non solo da noi ma ovunque nel mondo). Per cui ti esorto a diventare un cyberorso, di diventare padrone di chat, annunci online, pagine web e netmeeting non allo scopo di sfogare lì la tua sessualità ma per "pilotare" al meglio il caso che ci fa fare l'incontro fortunato o quello fatale di tutta una vita.
Una piccola guida per orientarti in questo mondo già codificato: tu sei un orso che ama i cacciatori (un bear in cerca di un chaser, in inglese); se tu amassi quelli come te saresti un "orso per orso" (oppure scherzando saresti un "orso lesbico"); se ti piacessero maturi e magari con una bella barba bianca saresti un son (figlio) in cerca del sud dad (papà).
Una riflessione: quando in un bar italiano vedi un boscaiolo con camicia scozzese capisci che esso non è un vero boscaiolo, ma è una persona che ha comprato quegli indumenti per indossarli la sera per comunicare qualcosa. Esattamente come fa chi compra una gilè di Versace. So che starai al gioco. E che andando negli USA non penserai certo che tutti quei perfetti orsi siano gay. Loro sono dei normali contadini, boscaioli, con famiglia, magari di destra e omofobici. Spero che un giorno, io e te, potremo andare in giro senza badare a come ci vestiamo, perché vorrà dire che la gente non guarderà più gli abiti ma le persone. Resta come sei, se puoi. Secondo me essere grezzi significa non essere artefatti, e questo é un complimento, io ne sono orgoglioso.