Omnia vincit amor
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", novembre 2012)

Il mese scorso scrivevo su queste pagine degli effetti collaterali della terapia antiretrovirale. Dicevo che non sarebbero mai da leggere i bugiardini dei farmaci, per non farsi suggestionare, ma io l'ho fatto, per scriverne qui. Ho riconosciuto così tutta una serie di gravi malesseri non fisici (perdita di memoria, distacco emotivo) che mi affliggevano da almeno un anno. Ne ho parlato col medico, che si è allarmato più di me. Mi ha spiegato che è possibile dipenda dalla terapia perché due dei tre farmaci che assumo possono avere questi effetti psicotici gravi. Ho chiesto se altri avessero avuto gli stessi problemi, mi ha spiegato che quasi nessuno assume quei due farmaci contemporaneamente (dicendomi: “lei lo sa che non ha più molte opzioni terapeutiche...”). Mi ha cambiato uno dei due farmaci ed ora assumo anch'io il famoso Truvada.
Il Truvada è un'associazione di due farmaci (due diversi inibitori della trascrittasi inversa) in una sola pillola, da assumere una sola volta al giorno, diventato famoso perché proposto negli USA come terapia preventiva, come raccontammo qui il mese scorso.
La mia terapia è completata poi da quattro pillole di Intelence, un altro inibitore. Dopo quindici giorni della nuova terapia ho fatto il prelievo e ieri il medico al telefono, leggendo i risultati sul terminale dell'ospedale, mi ha comunicato che la terapia funziona, perché il virus è ancora non rilevabile (significa che ce n'è talmente poco, di virus in circolo nel mio sangue, che gli esami attualmente disponibili non riescono a trovarlo).
Dopo quindici giorni dal cambio, quando ho fatto il prelievo, avevo dovuto decidere se tornare comunque alla vecchia terapia o se continuare con la nuova, in relazione alla scomparsa o meno degli effetti collaterali. Gli effetti indesiderati erano scomparsi quasi immediatamente, ma non essendo segni fisici inconfondibili, potrebbe essere stata la suggestione o il desiderio di stare bene, forse il mio basilare ottimismo che a tutti i costi voleva comandare e farmi sentire bene.
Ma è stato un effetto inaspettato, o meglio dire l'assenza di un effetto, che mi ha fatto capire che realmente qualcosa era cambiato: è stato il ritorno della sensazione di pancia piena. Da quando la lipodistrofia (e tre anni di cortisone) mi hanno un po' sformato, sono a dieta. Sono a dieta con una fame inestinguibile. Lo stomaco l'ho sentito sempre vuoto, anche dopo un piatto abbondante. Appena cambiata la terapia, al primo pasto mi sono sentito sazio, ho sentito lo stomaco gonfio, pieno. La fame è rimasta, ma è più facile trattenersi se si percepisce di aver mangiato abbondantemente. Ho perso tre chili in questi giorni, suppongo grazie a questo. Aspetto comunque il giorno in cui il mio corpo smetterà di gonfiarsi nei posti sbagliati, perché i nuovi farmaci non provocheranno più la detestata lipodistrofia. Non mi aspetto di riavere il corpo dei trentacinque anni, di quando ho iniziato a curarmi, magari un giorno allo specchio troverò di assomigliare a mio nonno, che era alto, magrissimo e vecchissimo (ora avrebbe centovent'anni). Sono stato tanto preso a sopravvivere alla malattia, che alla vecchiaia, mia e altrui non avevo più pensato.
In questi giorni di attesa del risultato abbiamo comunque fatto l'amore io e il mio compagno, e lui è sieronegativo. Essendo una coppia chiusa, e quindi senza problema di altre malattie veneree (che potrebbero facilitare l'infezione da HIV, ad esempio attraverso una lesione), ed essendo di solito la mia terapia attiva, noi ci permettiamo, a nostro rischio, di allentare un po' le prescrizioni del sesso sicuro. Fermo restando che usiamo sempre il preservativo per la penetrazione, e che io faccio attenzione che il mio sperma non vada da nessuna parte, in altre pratiche, che sono intrinsecamente meno pericolose, evitiamo di usare troppi preservativi, guanti e dighe dentali. Non sapendo se il virus si fosse risvegliato, questi giorni siamo stati più cauti nel farlo ma, nonostante questo, durante il sesso continuava a venirmi in mente che io ero sieropositivo e che dunque potevo essere pericoloso. Erano i pensieri fissi che avevo tanto tempo fa, prima che si sapesse che quando le terapie funzionano noi sieropositivi siamo meno infettivi. Quel pensiero, la paura di infettare, erano tornato a rovinare il piacere. A peggiorare mi tornava in mente, mentre facevamo sesso, una discussione avuta col mio medico, in cui si diceva favorevole alla terapia preventiva col Truvada, addolorato nel vedere ancora tanti giovani diventare sieropositivi, e pensavo che, sì, certo, forse, chissà, se Franco ora assumesse il Truvada sarebbe salvo, io non sarei in ansia, potremmo fare più cose e con più libertà e serenità... e il rischio... e gli effetti collaterali... tanti dubbi.
Sappiamo di non essere l'unica coppia sierodiscordante al mondo, ma mi chiedo se anche per le altre ci sono così spesso pensieri, preoccupazioni, rinunce. Omnia vincit amor et nos cedamus amori.