A nudo
L'estate sta finendo
di Pigi Mazzoli
Pubblicato in "Pride", settembre 2002

Certi costumi dalla stoffa sottile, certe cosce esposte coi loro peli e le loro forme, l'estate è la stagione in cui si benedice di avere la vista. Ma al ritorno alla normalità della maggior parte dell'anno càpita di guardarsi dentro e vedere altro, cose che non vorremmo guardare.


Ultimi bagni, ultimo sole, ultime scopate all'aria aperta. E già, l'estate sta finendo, la prima estate con una sola moneta su molte spiagge del Mediterraneo. Nessun cambio, libera circolazione, anche qualche malattia nuova? Meglio controllarsi, andare a fare un po' di esami. Così da iniziare con tranquillità la stagione invernale e offrirsi agli altri con la coscienza pulita. Tanta cura nella scelta del guardaroba che mimetizzasse difetti ed esaltasse pregi, tanti soldi e ferie investiti pianificando vacanze lunghe o corte in luoghi lontani o vicini, tanto caldo, sonno perso, scomodità sopportate, tutto alla ricerca dell'emozione che ci compensasse di un anno di lavoro, o di studio. Un inverno, un'estate, un inverno, un'estate... piccoli segni del tempo che passa che si stratificano sul nostro corpo, ricordi e delusioni che sedimentano nella memoria.
No, non è il tema della nostra gioventù, quando al ritorno a scuola ci facevano scrivere "Le tue vacanze" come approccio morbido al ritorno alla non normalità, al mondo degli obblighi. Ora le nostre vacanze sono più brevi, e l'anno costellato di fine settimana e piccoli ferie. I cicli si confondono, sfumano, e rotolano con meno rumore nella nostra vita. Quell'olandese biondo, quello della sauna di Parigi, era nel 1992? Oppure l'anno prima? Le date non sono più memorabili, i ricordi col tempo si ridimensionano. Si esaltano nella freschezza del momento. Ed è giusto così. Non siamo macchine, siamo organismi che si modificano con l'esperienza, e ineluttabilmente anche solo col tempo.
Quante volte ci siamo ritrovati le piattole in vita nostra? Poca cosa rispetto a quante volte siamo stati certi che fosse la volta buona che ci eravamo presi quell'altra cosa lì, quella brutta brutta, ma poi non era successo, ovvio che non poteva succedere a noi. Perché a noi? A loro sì, a qualcuno di loro, chissà che avranno fatto. Certo anche noi qualcosa abbiamo fatto. Ci è andata bene, la ruota continua a girare.

Già, le piattole. Da quando nella rubrica "A letto con Pigi" ho parlato di piattole mi sono arrivate lettere su lettere, per saperne di più, talvolta, ma soprattutto scritte per avere qualcuno che ci capisse a cui dirlo, solo dirlo. E di queste quasi nessuno che dichiarasse di averle prese in sauna o con un incontro occasionale. Quasi tutti dal fidanzato, in coppia chiusa, fedeli, e quindi arrivate chissà come. Io ho ricordato (che vechia puttana che sono) che è facilissimo, d'estate, prenderle anche sul tram, complici i pantaloncini corti, o sulla spiaggia al mare. A me era successo così la prima volta. Ancora vergine ero stato però seduto sulle panche del Fabbrikone, una fabbrica occupata a Milano dove si tenevano le riunioni dei transfughi dal F.U.O.R.I.!, quello il più rischioso dei miei comportamenti, e le piattole mi colonizzarono prima ancora che lo facesse un essere umano. Perché allora dubitare della fedeltà di queste coppie? Non sono una puttana, sono uno che non condanna nessuno finché non viene dimostrata la colpevolezza. E che ci sarebbe da discutere sui termini: "colpevole" di cosa? Ma non siamo forse noi che costringiamo l'altro a nascondere quello che ci farebbe male? A dover tener per sé quelle gioiosissime cose che non sopporteremmo di sapere?

Mi scrivete che siete terrorizzati dal dover fare il test HIV. Oppure che state morendo di paura aspettando il risultato del test. O solo che avete preso le piattole dal vostro fidanzato. Dite che faccio terrorismo parlando di sifilide o di condilomi. Ma se ho accettato di scrivere su argomenti tanto poco piacevoli è stato perché troppi non sanno nulla, e nell'era di internet non saperne nulla non è casuale, è indicativo della volontà di non sapere.
Se non sapere le cose che il proprio fidanzato combina rientra nella sindrome del principe azzurro (preferisco non sapere ed immaginare che sia come io lo voglio) anche il non sapere dell'esistenza delle malattie veneree rientra un po' nello stesso meccanismo (preferisco non sapere piuttosto che traumatizzare la mia libido). Ma mentre trovo lecito pensare qualsiasi cosa del proprio fidanzato, trovo incivile avere comportamenti sanitari che mettono a rischio la salute altrui. Non sapere il proprio stato sanitario mentre si hanno rapporti con altre persone è una eventualità, non siamo le prostitute delle case chiuse che venivano controllate con assiduità da un medico. Ma se non sappiamo il nostro stato di salute perché non abbiamo mai voluto saperlo, perché non andiamo mai a farci controllare e a fare esami, perché non ci siamo neppure voluti informare su che malattie esistono e come si passano e si diagnosticano, allora io penso che questo sia un comportamento incivile, perché gli altri si aspettano che quasto non succeda, che un minimo di attenzione ognuno la faccia per non passare nulla agli altri insieme all'amore.
Non è un discorso teorico, vi faccio un esempio. Anni fa in un campeggio gay un ragazzo si ritrovò con un dolore all'uretra, aveva preso lo scolo. Ma era appena arrivato al campeggio e avrebbe dovuto rinunciare a tutto quel ben di dio? Non rinunciò e alla fine del campeggio metà dei partecipanti si infettarono passandelo l'un l'altro (lo scolo è molto veloce oltre che molto infettivo). Questo è un esempio di comportamento colpevole, secondo me. Curabile o non curabile che sia questa malattia.
Ma anche non informarsi e non fare esami è colpevole, perché a volte la nostra volontà di non sapere riesce a farci rimuovere (cioé a non farci notare) sintomi che potrebbero insospettirci o avvisi che potrebbero farci sapere. Vi faccio un esempio: tre miei conoscenti si sono infettati nel corso di un anno di scolo, due, e di sifilide, uno, avendo rapporti con la stessa persona. Che avvisata ha chiuso inaspettatamente la comunicazione e ha staccato il telefono, si è resa irreperibile, non abbandonando però l'abitudine di andare a caccia in saune, dark e luoghi all'aperto. I miei tre amici non si conoscono tra loro per cui solo io ho potuto tirare le fila di un comportamento ancora una volta, secondo me, colpevole. Se non altro per omissioni. Forse un caso limite, ma reale, esistente.

Vi faccio un altro esempio, dolorosamente vicino. Un mio amico ha appena scoperto che il suo fidanzato si è appena sieroconvertito all'hiv (usando un lessico scorretto ma familiare, per farmi capire, quello che si direbbe "si è appena preso l'aids"). Si è infettato facendo sesso sicuro con un amico, pure lui in coppia, che si era, lo hanno scoperto dopo, sieroconvertito proprio in quei giorni. Sappiamo che nel periodo della sieroconversione si è particolarmente infettivi ma no, non è possibile che abbiano fatto sesso sicuro. O non sanno cosa sia il sesso sicuro oppure rimuovono oppure mentono. Delle tre credo probabile la terza ipotesi, perché, l'ho già detto, lo dico sempre, dire la verità se ci si sente in colpa è difficilissimo. Magari tra qualche anno ammetteranno che sì, qualche cosina di poco sicuro l'hanno fatta...
Il mio consiglio a loro in questo momento drammatico è stato di non stare a rimuginare al come è successo ma solo pensare al futuro, che già quello richiederà tante e tante energie che non è il caso di sprecarne in indagini inutili.
Lecitissimo che loro ascrivino alla fatalità l'accaduto e pensino solo al futuro, ma assolutamente colpevole trarre dalla loro esperienza la convinzione che il sesso sicuro non è sicuro e che quindi tanto vale non guastare il sesso usando i preservativi e affidarsi alla buona sorte, tanto se deve capitare càpita. Non è vero, il sesso sicuro funziona e si deve fare.

Mi spiace dovermi mettere a farvi degli esempi. Ma sembra che finché non càpita a voi o ad un vostro amico caro tutto vi sembra tanto remoto.
E non immaginate neppure quanti non sanno neppure cosa sia la sifilide o la gonorrea o i condilomi...

Parlando col dott Marco Cusini del centro MTS (malattie trasmissione sessuale) di via Pace a Milano vengo a sapere che c'è stato un aumento del 250% di sifilide accertata nel suo centro. Parlando con amici per nulla sprovveduti scopro che non sanno che la sifilide la si può prendere anche col bacio profondo (limonando, sempre tornando al lessico familiare) se esistono ferite in bocca, figurarsi con i rapporti oro-genitali (facendo le pompe, lessico familiare).
E (sempre dati del centro MTS) che sono in aumento i casi in cui si scopre di essersi infettati di hiv perché ci si è infettati di sifilide. E parlando con gli amici mi chiedono quale sia il sesso sicuro per l'hiv e quale per la sifilide... ed allora da capo a spiegare tutto.

Sono discorsi spiacevoli, lo so. Ma le malattie esistono. Esistono pure i medici. Esiste l'Arcigay coi suoi numeri verdi, unità di strada e foglietti informativi. Esiste internet. Esiste pure Pride con la mia spiacevolissima, scomodissima rubrica. Qualcuno che ve ne vuole parlare c'è, sta a voi ascoltare o meno. Perché la vita continui, inverno, estate, inverno, estate...

Un'ultima cosa: scusate per l'inizio di questo pezzo. Ma se avessi titolato "Le malattie esistono" lo avreste ugualmente letto?