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1/15 f/7.1 19.7 mm ISO 1600

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La pausa dei musicisti

La pausa dei musicisti

©UdoSm, Nora Caracci, Nathalie, michael / nureinmoment / and 34 other people have particularly liked this photo


Comments
 photosofghosts
photosofghosts club has replied
Gianni carissimo, è sempre un evento per me ricevere una tua visita che mi costringe, inevitabilmente, a riflettere sulle tue parole mai banali ma sempre spiazzanti.
Dalla seconda parte del commento, ricavo un certo apprezzamento per la foto, di cui ti ringrazio. Pensare che questa immagine faceva parte della moltitudine di outtakes costrette a macerare in qualche cartella remota del mio PC, condannate all'oblio eterno da un censore più severo di Catone e, probabilmente, non autorevole come lo fui lui.
Sì, la foto vive di contrasti: la pausa prima dello sgorgare impetuoso della musica, il diverso atteggiamento umano di questa che deve essere una "sezione fiati" Proprio questo stato d'animo diverso mi ha suggerito, all'ultimo momento, di allargare l'inquadratura al resto del gruppo.
Suonare in una banda o orchestra richiede una grande sintonia e armonia tra i componenti e mi sembra inevitabile che questo stato d'animo si allarghi anche ai momenti privati, invece qui la cosa non accade, l'espressione del clarinettista è evidente. Ogni interpretazione è lecita, io provo a darne una: la sua espressione e la sua ostentata solitudine preludono ad una separazione delle loro esperienze musicali. Non c'è più sintonia tra di loro, di tipo musicale e forse anche umana, l'uomo in primo piano mi sembra, si parva licet, seguire le orme di un John Lennon o di un Roger Waters …. !!!
Ma …. vorrei anche risponderti anche alla prima parte del commento e qui ti chiedo subito scusa se male ho interpretato le tue parole.
Credo che tu faccia riferimento alla mia propensione, ultimamente, di fotografare le persone che vivono ai margini della società, a cui ho dato il nome di "rain dogs" prendendo a prestito un album del grande Tom Waits.
Bene, io rivendico il mio interesse per questi soggetti, perché in fotografia si vede soprattutto ciò che il nostro stato d'animo ci suggerisce (come una volta hai detto pure tu).
Il fatto che non abbia prodotto uno scatto particolarmente significativo ma solo una sequenza ripetitiva va ascritto ai miei limiti naturali di fotoamatore di cui sono sempre stato consapevole ma, spostando il discorso oltre la mia esperienza personale e parlando di fotografi veri, quelli veri, credo che la grandezza di un fotografo si valuti più sul compimento dei suoi progetti e non su singole foto. Certo: tutti ricordano il bacio di Doisneau o il miliziano di Capa (ammesso che sia autentico ..) ma se vogliamo soppesare la potenza narrativa di alcuni artisti dobbiamo analizzare i loro reportage fotografici o i loro libri "concept" (mi viene in mente "Genesi" di Salgado o le foto nei manicomi di Berengo Gardin, ma di esempi ce ne sono tantissimi …)
Insomma … tutti cercano lo scatto ideale, a volte senza trovarlo mai, ma la capacità del fotografo sta anche nel narrare, tenendo sempre alta la tensione del racconto.
Scusa se sono stato lungo, forse ti ho anche annoiato, ma le tue parole sono sempre una piacevole provocazione per me.
Un abbraccio
Fabio
3 years ago. Edited 3 years ago.
 Rosalyn Hilborne
Rosalyn Hilborne club
I love the musicians expression Fabio! You catch the most beautiful moments!
Take care and have a good week ahead.
Rosa.
3 years ago.
 photosofghosts
photosofghosts club has replied
Che brutta opinione che hai di Te, Mavì carissima ! Come puoi identificarti in quello sguardo vagamente sussiegoso ? E poi, l'uomo sembra fissare il vuoto, senza avere lo sguardo all'insù, verso le nuvole …… :-)))
Un saluto speciale
Fabio
3 years ago.
 photosofghosts
photosofghosts club has replied
A singular expression, also enigmatic, dear Rosa, that caught my attention.
All the best
Fabio
3 years ago.
 AntenoreMalatesta
AntenoreMalatesta has replied
No Fabio, non devi scusarti di nulla, anzi..! Ben venga il dialogo e le differenze d'opinione che esso comporta. Allora, vediamo di risponderti secondo una logica temporale (non fosse altro che per semplicità e comodità, sai... la memoria è prossima all'Alzheimer..prossima, non confinante!!!).
Sezione Fiati: ottoni e legni, a mio avviso, non sono mai andati molto d'accordo, ogniuno si atteggia a progenitore del suono soffiato; il titolo di primigenio fa evidententemente gola, se non altro per il carisma. Dal corno di bue, alla Charonia del fondo dei mari, per poi vedere i legni con i flauti..e, negli ultimi, la tromba e gli ottoni. Evidentemente questa suddivisione di casta, in un'orchestra si sente. Non sono, purtroppo un esperto di musica e non so nemmeno se ciò che dico possa esser vero. Io lo deduco dalla logica dei fatti. Comunque è una foto interessante e il fatto che sia stata per troppo tempo in un cassetto, non ne ha alterato il valore temporale di un momento. Il quale momento è pieno, come in effetti hai visto anche dai messaggi ricevuti, di motivazioni, tutte valide e tutte non vere. E' una magia della fotografia; quella di raccontare un qualcosa che c'è stato ma che nel momento è già passato con tutto il suo carisma di messaggi più o meno subliminali, più o meno chiari ed evidenti. Eppure di tutto questo nulla è vero! L'attimo immediatamente successivo ci avrebbe dato un'immagine non solo nuova ma completamente differente...; ma non sapremo mai come. Ecco che la verità diventa un qualcosa di estremamente personale, intimo, umanamente affettivo di quella posa, espressione, ruga... Affetto interiore che condiziona i pensieri e con essi differenzia il genere umano.
Sul secondo punto.., beh! Il discorso diventerebbe molto ampio al punto da portarci non solo lontani ma anche "vuoti"; cercherò, quindi di essere sintetico cogliendo, da subito la questione. Su Doisneau e Capa ricordo che ne parlammo ancora 3 anni fa, sulla veridità della foto e quindi della cronaca di guerra o di vita quotidiana. La storia vuole che il "Bacio" di Doisneau sia stato lungo almeno una settimana nella ricerca dell'ambientazione, luce, momento, enfasi, ecc..(esistono, in effetti, molte fotografie di quella "settimana" in giro per le strade di Parigi (un bacio anche alla "Gare du Nord" con treno sbuffante). Ora, da buon latino, non oso pensare a quanti baci si siano dati i due modelli. Su Capa s'è detto molto e di più; ultimamente si sta rivalutando la sua opera, pur restando forti dubbi su moltissimi lavori (la bandiera americana di "Iwo JIma" fu piantata nel terreno almeno 7 volte per ottenere lo "scatto perfetto".. Da qui il discorso si sposta, inevitabilmente, al tema che hai perfettamente centrato. Ciò che dici può avere un fondamento di verità e di valenza storica, concettuale del momento che stiamo vivendo ma, saturare un argomento, seppur interessante, sociale, di poverta nell'opulenza, senza "colpire" nell'animo il fruitore dell'immagine, finisce per svilire un grande lavoro che diviene fine a se stesso senza più un messaggio importante da divulgare.
Mi vengono in mente le classiche proiezioni di diapositive degli anni 70/80 che, dopo il primo minuto apparivano tutte uguali con lo stesso commento orale del padrone di casa, anch'esso sempre uguale: "qui siamo in via... qui, sempre in via..., ecc... Con queste parole, Fabio, non voglio svilirti, anzi, semmai spronarti a ricercare quel "quid" che ancora manca; che sia un reportage, una esperienza umana, un'indagine sociale sulla tua citta di Livorno. Cosa mangia questa gente? Dove e come si lava? Qual'è l'organizzazione che , eventualmente, si prende cura di loro? Quando hanno necessita del bagno... come fanno? Io sono convinto che tu abbia tanti e qualificati contatti da avere almeno un appoggio, oltreché morale anche tecnico/logistico. Ti accorgeresti da subito, che le tue fotografie saranno completamente diverse, certamente più vere e crude e meno "ovattate". Ti ricordi del... bicchiere di vino? Tienilo sempre a mente; da più risultati un bicchier di vino che 100 scatti alla stessa persona.
Ora si che puoi fare la tua "GENESI" , non dell' Amazzonia o degli aborigeni australiani ma molto piu prossimo a te: la tua città.
Hai citato Berengo Gardin e i manicomi; feci anche io fotografie in tale ambiente, con i ricoverati e ancor più con gli autistici gravi.. Le foto le ho sempre fatte ad altezza di viso, 50 cm, al massimo un metro di distanza. Volevo ottenere la ruga, l'espressione, il dolore, LA GIOIA INCOSCIENTE DI UN MOMENTO, la bocca senza denti, le unghie mangiate..l' urina addosso...! Vedo di mandarti qualcosa in mail.
Questo per dire... che l'effetto di Berengo, come le mie, o quelle di tanti che si sono cimentati sul sociale, gioca e giochiamo sulla caratteristica di un luogo (in questo caso il manicomio) già di per se atroce e squallido ma, soprattutto DISUMANO, INCIVILE, al punto che ci volle una legge, la legge 180 detta, appunto, Basaglia dallo psichiatra triestino che per primo capì la disumanità di tale ricovero. Almeno per come era concepito fino ad allora. La 180 è diventata una legge internazionale, esiste anche in Spagna e, per quanto ne so, in molti altri paesi europei e del sud america.
Caro Fabio, sempre con cordiale amicizia ti esprimo il mio pensiero che non dev'essere necessariamente condiviso, anzi..! E' un suggerimento e forse uno stimolo a far qualcosa di un po' diverso... Ciaoooo alla prossima. Gianni
3 years ago.

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