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San Biagio Finalborgo


Chiesa di San Biagio a Finalborgo - Liguria:
Nel presbiterio, la balaustra in marmo con angeli è opera di Pasquale Bocciardo, in essa quattro figure di angeli sorreggono la tovaglia decorata da un fine lavoro a bulino. Pasquale Bocciardo è anche l'autore dell'altare maggiore del 1799. Durante la realizzazione è stato aiutato dallo zio Andrea Casareggio (1737-1799) col quale condivideva la bottega in via Giulia a Genova. La famosa particolarità di questo altare è il drappo del tavolo, che sembra di stoffa ricamata, ma in realtà è puro marmo
.Il culto di san Biagio, protettore, fra l'altro, dei cardatori di lana, è probabilmente uno dei più antichi del Finale. La produzione e il commercio di torselli lanici è un'attività tradizionale del Finalese, documentata per la prima volta nel 1128 dal regolamento del dazio di Genova, in cui gli abitanti di Finale compaiono come esportatori di lana e canapa.
La chiesa, tuttavia, compare per la prima volta in un documento scritto solamente nel 1261[2]. Ad essa era annesso anche un ricovero per malati ma non ve n'è più alcun rudere. La chiesa antica, di cui non si conosce l'origine, era posta dall'altro lato del torrente Aquila, ma fu ricostruita entro il perimetro delle mura di Finalborgo nel 1372-1375, in stile gotico[2].
Danneggiata nel tardo Cinquecento a seguito della seconda invasione del marchesato di Finale da parte della Repubblica di Genova, e ormai inadeguata per dimensioni, la chiesa gotica fu quasi interamente demolita a metà del XVII secolo[2] per fare spazio ad un nuovo edificio allora in corso di costruzione, ma con pianta ruotata di 90 gradi. L'abside e le cappelle absidali della chiesa trecentesca sono state conservate parzialmente nel breve spazio fra l'edificio seicentesco e le mura del Borgo.
La nuova chiesa, costruita tra il 1633 e il 1650 su progetto dell'architetto finalese Andrea Storace[2], ha pianta a croce latina e divisa in tre navate con cupola centrale. Essa conserva l'originario e caratteristico campanile ottagonale con sottili bifore appoggiato su di una preesistente torre difensiva anteriore al 1452[2]. La facciata rimase incompiuta e lasciata al grezzo, senza particolare stile.
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Nel presbiterio, la balaustra in marmo con angeli è opera di Pasquale Bocciardo, in essa quattro figure di angeli sorreggono la tovaglia decorata da un fine lavoro a bulino. Pasquale Bocciardo è anche l'autore dell'altare maggiore del 1799. Durante la realizzazione è stato aiutato dallo zio Andrea Casareggio (1737-1799) col quale condivideva la bottega in via Giulia a Genova. La famosa particolarità di questo altare è il drappo del tavolo, che sembra di stoffa ricamata, ma in realtà è puro marmo
.Il culto di san Biagio, protettore, fra l'altro, dei cardatori di lana, è probabilmente uno dei più antichi del Finale. La produzione e il commercio di torselli lanici è un'attività tradizionale del Finalese, documentata per la prima volta nel 1128 dal regolamento del dazio di Genova, in cui gli abitanti di Finale compaiono come esportatori di lana e canapa.
La chiesa, tuttavia, compare per la prima volta in un documento scritto solamente nel 1261[2]. Ad essa era annesso anche un ricovero per malati ma non ve n'è più alcun rudere. La chiesa antica, di cui non si conosce l'origine, era posta dall'altro lato del torrente Aquila, ma fu ricostruita entro il perimetro delle mura di Finalborgo nel 1372-1375, in stile gotico[2].
Danneggiata nel tardo Cinquecento a seguito della seconda invasione del marchesato di Finale da parte della Repubblica di Genova, e ormai inadeguata per dimensioni, la chiesa gotica fu quasi interamente demolita a metà del XVII secolo[2] per fare spazio ad un nuovo edificio allora in corso di costruzione, ma con pianta ruotata di 90 gradi. L'abside e le cappelle absidali della chiesa trecentesca sono state conservate parzialmente nel breve spazio fra l'edificio seicentesco e le mura del Borgo.
La nuova chiesa, costruita tra il 1633 e il 1650 su progetto dell'architetto finalese Andrea Storace[2], ha pianta a croce latina e divisa in tre navate con cupola centrale. Essa conserva l'originario e caratteristico campanile ottagonale con sottili bifore appoggiato su di una preesistente torre difensiva anteriore al 1452[2]. La facciata rimase incompiuta e lasciata al grezzo, senza particolare stile.
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