UN CONCERTO D’ORGANO DI MENDELSSOHN

Vorrei poter scrivere di ieri sera, in queste pagine, a lettere d’oro. È stato finalmente un concerto per “uomini”, un buon concerto dal principio alla fine. E ancora una volta mi sono accorto che con Bach non si è mai finito e ch’egli divien sempre più profondo quanto più lo si sente. Zelter, e più tardi Marx, hanno detto su ciò cose perfette e molto giuste... La migliore rappresentazione e spiegazione delle sue opere, rimane poi sempre quella viva, cioè coi mezzi della musica stessa; e da nessuno se ne potrebbe intendere una più fervida e fedele di quella dataci iersera da chi ha dedicato la maggior parte della sua vita a Bach e ch’è stato il primo a rinfrescarne in Germania il ricordo con tutta la forza del suo entusiasmo. Anche adesso egli dà il primo impulso perché con un monumento pubblico l’immagine di Lui sia portata più vicino all’occhio dei contemporanei. Son già trascorsi cent’anni prima che questo fosse tentato da altri; devono forse passarne altri cento perché giunga ad effetto? Non è nostra intenzione di chiedere con un appello formale qualche cosa per un monumento a Bach: quelli per Mozart e per Beethoven non sono ancora finiti, e dovrà passare del tempo prima che lo siano. Ma l’idea uscita ora di qui potrebbe eccitare qualcuno qua e là, specialmente nelle città che si sono rese particolarmente benemerite per l’assidua esecuzione delle opere di Bach, per esempio di Berlino e Breslavia, dove molti sanno che cosa l’arte deve a Bach: infatti a Bach la Musica deve poco meno di ciò che una religione deve al suo fondatore. Su ciò s’esprime Mendelssohn stesso in chiare, semplici parole nella circolare che annunzia il concerto...