Da LGBD a FSM
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", maggio 2007)


Maggio, il mese delle rose, il mese della madonna, le rose sono il fiore della madonna. Queste le cose che la mia maestra delle elementari mi insegnava, assieme ad angeli custodi, fiamme dell'inferno, a Gesù che piangeva per colpa mia. Per fortuna che i miei genitori non sono praticanti, per cui questo malloppo di cose intangibili e tremende rimaneva un po' di lato nella mia vita, come una delle tante cose che non si capiscono e si attende che il tempo porti alla comprensione. Inutile domandare a chicchessia, le risposte rimanevano nel "è così perché è così" o nel "sei ancora troppo piccolo per capire la grandezza di dio". Poi un secondo colpo di fortuna, a quattordici anni. Un giovane prete, l'insegnante di religione, che risponde alle mie domande. "No, no, non c'è niente di vero in tutto questo, inferno, paradiso, angeli, santi, peccati, è tutto creato dall'uomo, sono tutte credenze. Dio lo devi sentire dentro, se non lo senti, per te non c'è dio". Non ho chiesto altro, mi sono sentito libero. Libero di essere me stesso, rispondendo alla mia morale, e di costruirmene una che fosse in sintonia col mondo intorno a me, libero nel rapporto con le altre persone. Ero felicemente ateo.

Non mi sono mai sentito particolarmente anticlericale, anche quando qualcuno affermava che chi non ha dio non è affidabile perché non teme la dannazione eterna, o perché obbedisce solo alle leggi degli uomini, che come loro non sono perfette, e non a qualcosa di superiore. Non mi arrabbiavo, ho sempre accettato le credenze altrui. Non che io mi sentissi perfetto, anzi, mi piaceva l'idea di poter sbagliare come tutti e di avere delle mete nella vita da raggiungere, per me e per gli altri che mi stavano intorno, non "per un altro" che non conoscevo. Qualche volta, lo ammetto, mi sono preso un po' gioco di quella cultura e, se mi chiedevano se credevo in dio, rispondevo "no, non sono superstizioso". Ma visitando le chiese sono sempre stato rispettoso delle credenze e delle usanze, come quella del cappello che è da togliere, o di indossare pantaloni lunghi, o aspettare che finisca la messa prima di visitare la chiesa.

Questo mio rispetto è stato sincero e incondizionato fino ad una certa data. Fino a quando Paolo VI non ha parlato male di me. Dicendo brutte cose di tutti gli omosessuali, e non limitandosi ai soli omosessuali che obbedivano a lui. Io che c'entravo? Come l'ho capita io, e gli amici che frequentavo, l'hanno capita anche un po' di donne, le femministe, perché ci trovammo tutti in piazza del duomo a Milano a urlare cosacce brutte nei confronti del papa. Girotondi, slogan irriverenti, canti gioiosi. Poi l'adrenalina sale a mille, perché i manifestanti cercano di sfondare le porte del duomo. In una ci si riesce, io ero proprio lì, e mi ritrovo dentro. Mario Mieli mi prende a braccetto e percorriamo assieme le navate di corsa, urlando i nostri slogan assieme a quelli delle femministe. L'unica porta sfondata viene richiusa immediatamente da alcune addetti in abito civile, ci troviamo intrappolati. Alcuni di questi inservienti iniziano anche a bloccare e picchiare le poche donne entrate. Io nel panico. Mario mi dice "prendi una donna sotto braccio e andate all'uscita laterale, fa una faccia di disapprovazione". Così salviamo noi stessi e con noi un paio di femministe.

Non che sia diminuito il rispetto per i credenti, ma da quei giorni è aumentato il mio senso critico per il mondo religioso. Ad esempio trovavo, e trovo, incomprensibile che si chiedano soldi per costruire nuove chiese, che sono quasi sempre vuote, mentre si manda la polizia a sgomberare i pochi centri sociali, o che si recintino i giardini perché i giovani non ci vadano alla sera per stare insieme. Come contestare lo slogan "più case, meno chiese" quando c'è gente senza casa ma chiese tanto grandi? Poi Craxi che rinnova il concordato, quello di Mussolini. Poi un papa dopo l'altro che, averlo saputo, avremmo dovuto tenerci caro Paolo VI, che qui siamo passati dalla padella alla brace.

Giovanni Dall'Orto, il direttore di questa rivista, m'ha detto di parlare anche di vita gay nei miei articoli per Pride, non sempre di AIDS e preservativi, di variare un po'. Io m'ero messo di buona lena a mettere giù pensieri e riflessioni sulle storie di amici e conoscenti, cercando di cogliere il lato spiritoso, magari mettendo alla berlina le nostre piccole manie. Mi piace creare dei piccoli racconti leggeri, un po' tratti dalla realtà e un po' opera di fantasia, ma non sono riuscito. Ogni giorno qualcuno parla male di me, di noi. Ogni giorno dai giornali, dalla televisione, dalla radio, da internet, arrivano notizie che negano la bellezza e la bontà della mia, della nostra vita. Ora non riesco. Non posso tapparmi le orecchie, fare finta di nulla e scrivere cose allegre.

Quando ho scoperto la mia omosessualità (o meglio sarebbe dire: quando ho scoperto che il mio sentire aveva un nome e apparteneva anche ad altri) ho scoperto anche quello che gli altri pensavano di me. Che ero malato, vizioso e che il mio amore era un amore futile e inutile, senza uno scopo. A quello sono seguiti anni di lotta. Non con le bombe, ma rendendo pubblica la propria omosessualità, lavorare attivamente per l'associazionismo gay, creare cultura, far parte di un sistema sociale che valicava le frontiere. Riuscire a vivere in pace, senza nascondersi, senza doversi sposare per copertura, senza farsi picchiare per essere andati a cercare del sesso, poter vivere con un uomo, poter vivere appieno l'amore senza divieti o riprovazioni.

A me sembra che abbiamo fatto un buon lavoro, almeno nel mondo occidentale. Tanto da pensare che non serva più un Arcigay, tanto da far dire a qualcuno che il pride è solo una manifestazione inutile di esibizionismo, perché ognuno è ormai libero di fare quel che vuole nella sua vita.
In questi giorni in cui ancora qualcuno ritorna a parlare di omosessualità come malattia, di omosessuali come contro natura, di famiglie gay come sterili, inutili, parassite, proprio in questi giorni rimonta in me quel poco di anticlericalismo che era sopito. Rimonta e cresce, viene a mancare in me il motivo per avere rispetto di chi non ha rispetto per me, per quel che sono. Me ne dispiaccio. Vorrei avere solo pensieri positivi, di amore, di speranza. Ma il male è contagioso, e non è monopolio dei cattolici. Anche noi atei possiamo diventare malevoli (ma non diamo la colpa al diavolo tentatore).

Ho scartato sùbito ogni forma di dimostrazione violenta, come baci gay all'interno di una chiesa, e anche i numerosissimi outing possibili dell'organico vaticano. Non ho neppure la possibilità di un proselitismo porta a porta, perché fortunatamente tutte le persone che conosco o sono gay o sono gay-friendly. Non sono neppure desideroso di eremitaggio, e voglio rimanere con televisione e giornali. Cosa posso fare nel mio piccolo per far capire a loro che non sono malato, perverso, egoista? Forse con l'arma del paradosso?

Potrebbe un giorno venirvi in mente di visitare il Grand Canyon negli Stati Uniti, pensando di ammirare una grandiosa opera dalla natura, che ha impiegato due miliardi di anni a corrodere la terra con l'acqua del fiume Colorado. Ma potrebbe capitarvi fra le mani la nuova edizione della guida del parco, in cui si cambia la datazione: vi si dice infatti che il Grand Canyon si è creato certamente dopo il diluvio universale, per cui è molto più giovane. Roba da diventare matti, per la mente di uno scienziato.
Nel giugno 2005 Bobby Henderson, laureato in fisica all'Oregon State University, inviò una lettera aperta al consiglio per l'istruzione del Kansas in risposta alla loro decisione di assegnare lo stesso tempo alla spiegazione della creazione ed all'evoluzione mediante la selezione naturale nei corsi di biologia. Creò allora una nuova religione, il Pastafarianesimo, e chiese che gli venisse dedicato lo stesso tempo d'insegnamento dato alla spiegazione della creazione delle altre religioni.
Ha rivelato dio, il Mostro Volante di Spaghetti (in inglese Flying Spaghetti Monster, abbreviato in FSM) e creato i suoi dogmi, appositamente scelti per parodiare le critiche fatte dai fautori del creazionismo:
1 L'universo è stato creato da un invisibile e non rilevabile Mostro Volante di Spaghetti. Tutte le prove che sostengono l'evoluzione sono state intenzionalmente impiantate da questo essere.
2 Il riscaldamento globale, i terremoti e gli uragani e gli altri disastri naturali sono conseguenza diretta della diminuzione del numero dei pirati fin dal XIX secolo. È stato fornito un grafico che prova la proporzionalità inversa tra il numero dei pirati e la temperatura globale.
3 Bobby Henderson è il profeta di questa religione.
Poi ci sono dei codici di condotta: le preghiere terminano con la parola "ramen" invece che "amen" (Ramen significa "spaghetti" in giapponese). I seguaci sono tenuti ad indossare un vestito da pirata. Ogni venerdì è festa religiosa e in paradiso c'è una fabbrica di spogliarelliste ed un vulcano di birra. Ma avverte anche che come gli spaghetti che essi adorano, i Pastafariani hanno dei sottili standard morali.
Questo nuovo dio viene rappresentato come una massa di spaghetti sospesa in cielo che si protendono intorno come appiccicosi tentacoli, conditi con due polpette di carne e due tentacoli che spuntano da sopra con gli occhi (gli spaghetti con polpette sono una ricetta del sud Italia apprezzatissima negli Stati Uniti).
Ma la cosa importante, per me, è che questa religione non ha mai parlato male dell'omosessualità.
Che siate tutti toccati dalla Sua appendice pastosa!