Che bel compleanno
Di Pigi Mazzoli
(pubblicato in "Pride", 2004)

Ci sono momenti in cui fermarsi, guardare indietro e cominciare a fare dei bilanci. Potrebbe sembrare retorico. Ho compiuto 47 anni. Eppure tutto mi sembrava uguale, forse accade per le cifre con uno zero, quaranta, cinquanta, che uno si spaventa del tempo che corre.
Era un compleanno come tanti. Mi telefona un amico per venire a trovarmi, ha un regalo da portarmi. Ci conosciamo da tanti anni, eravamo giovani nella stessa Milano, molti amici in comune, alcuni amanti ci siamo scambiati. Quando ci incontriamo io cerco di non notare l’effetto del tempo che passa e che lascia una traccia su di lui. Perché penso che quelle tracce sono anche su di me e devo ammettere che non ci voglio pensare molto, non mi interessa. Poi il tempo non solo toglie ma anche aggiunge. Era un ragazzone robusto dagli occhi chiari e dalla bella barba bionda, bello da togliere il fiato. Faceva la maschera alla Scala e nella sua marsina nera col medaglione dorato in petto sembrava un ufficiale uscito da una stampa d’altri tempi, o dal sogno erotico di una qualsiasi melochecca a cui aveva strappato il biglietto d’ingresso una sera. So di gente che si è buttata inutilmente ai suoi piedi elemosinando un interesse erotico da parte sua.
Il tempo lo ha cambiato, il viso scarno, il fisico più asciutto, i capelli radi. Ma se prima era un bel ragazzone ora è un bell’uomo, alto, dallo sguardo intenso. Non lo conoscessi già potrei pensare che è uno sportivo, chessò, un velista o un alpinista, qualcosa di rude e di maschile.
Ma quando ci incontriamo non voglio pensare a tutto questo, mi lascio trascinare dai ricordi delle avventure dei miei vent’anni, alla splendida immaturità che faceva sembrare tutto più grande, più bello, più tragico, tutto sconvolgente.
Mentre assemblava il mio regalo (un marchingegno di legno, due orsetti appesi ad un solo cuore che in bilico su di un’asta oscillano in una lenta danza, siamo comunque restati cuccioli nonostante l’età) ha esordito con “ma lo sai che noi piacciamo a quelli giovani? Ma sai che mi fanno ancora il filo?”. “Certo”, rispondo io, “ho un fidanzato di vent’anni più giovane di me e che mi adora, e non perché mi vede come papà, ma perché proprio gli piaccio, anche fisicamente” rispondo, non sapendo misurarmi tra i due estremi di una smaccata vanteria della bellezza del mio fidanzato e del sesso che facciamo o mostrare la normale perfezione del nostro rapporto. Quando si è innamorati si vorrebbe farlo sapere a tutto il mondo e i nostri gesti ci appaiono terribilmente romantici, ma dobbiamo sempre ricordare che per gli altri sono a volte stucchevoli e in altre occasioni addirittura antipatici, per cui si deve trovare la misura per descrivere con moderazione la meraviglia che si prova.
“Ma tu dove lo porti la sera?” mi chiede, “perché sai, il mio ama quelle musiche stupide che vanno ora, una noia mortale”. “Io sono fortunato”, rispondo, “il mio non ama le discoteche, poi è anche un po’ timido, non ama la confusione, credo, o forse è che passa tutta la settimana in fabbrica, sabato e domenica vuole stare a letto, scopiamo, mangiamo, dormiamo e a volte vediamo un film in cassetta. Mi ha erudito sui manga, ora piacciono tanto anche a me, basta che uno te le spieghi le cose per arrivare a comprenderle…” “No, no, sono diversi da noi, cosa gli dici? Fra di noi che abbiamo vissuto certe cose abbiamo tanto da dirci, e poi abbiamo tante idee in testa, ma loro…”.
Che io non mi sia accorto? Che il mio fidanzato sia completamente diverso da me, che sia un altro da quello che avevo creduto? Ci succederà che un giorno, in una pausa un po’ più lunga fra una copula e l’altra, ci guarderemo in faccia senza aver nulla da dire, o senza aver voglia di dire nulla?
Il mio amico coetaneo continuava a parlare ma io lo seguivo a fatica, preso com’ero dai miei dubbi. Ed allora ho iniziato a ricordare che altro avessimo fatto oltre scopare e mangiare. E oltre ai manga. Ho iniziato a elencare nella mia mente, musica, videogiochi, romanzi, pittura, arte, arte e ancora arte (che da sola basterebbe a tenere salda qualsiasi coppia), e poi dormire abbracciati. Vi sembra poco amare entrambi di dormire abbracciati, caldo o freddo che sia?
“No, guarda”, l’ho interrotto, “il mio fidanzato potrebbe avere qualsiasi età, come me, Siamo diversi, certo, anzi, forse la nostra diversità rende attraente il rapporto, ci dà il piacere di parlare, di capire, ma non è una questione d’età. Sai quando ci dicevamo che quelli giovani sono tutti un po’ vacui? No, non credo che stiano così le cose, ci sono alcuni che sono immaturi da giovani e lo restano anche da adulti, anche se con modi studiati riescono a dissimulare il vuoto che hanno dentro, ed altri che fin da giovani hanno una maturità completa, forse troppa, che forse gli toglierà il piacere dell’incoscienza messa nelle cose appena scoperte, ma che gli permetterà un giorno di guardarsi indietro senza recriminare nessuna delle scelte fatte”.
Io sono un po’ tardo, ho conosciuto persone che appena uscite dalla pubertà erano già uomini. Forse è vero quel che mi dicono, che sono un polentone a causa delle mie origine nordiche e il freddo ha rallentato il mio sviluppo. O forse io e il mio Franco siamo entrambi ancora bambini, o forse siamo senza età, in ogni caso ci siamo incontrati, e l’incontro forse non è stato solo casuale. Forse siamo due senza-tempo che in un preciso istante si sono sincronizzati e hanno iniziato a pulsare all’unisono. O questa è l’ipotesi che mi affascina di più, mi spaventa il fatto che per un nonnulla di diverso avremmo potuto essere ora ancora degli sconosciuti.

Io non ero ancora pronto per questi bilanci, li stavo rimandando per i miei cinquant’anni. Il non avere fretta lo considero un buon segnale che le cose mi stanno, comunque, andando bene.
“Guarda che i giovani non sono tutti così”, l’ho interrotto, “magari ci sembrano, ma bisogna cercare di capirsi, pensa a noi che abbiamo dovuto imparare a lavorare sui PC e loro che sono nati coi videogiochi, si deve cercare un linguaggio comune, dobbiamo farci capire e dobbiamo a nostra volta fare ogni sforzo per imparare da loro, capire la loro visione della vita”.

Così dicendo, serpeggiando tra ovvietà e dubbi, abbiamo cambiato argomento e siamo arrivati a parlare di acciacchi, come fanno le signore di una certa età quando hanno finito gli argomenti futili, ma divertenti, davanti ad una tazza di tè e iniziano solo allora a dare il meglio di sé. Non che ne avessimo l’aspetto, le vecchie signore di solito si imbellettano e mascherano gli anni che corrono (poverette, loro hanno l’orologio biologico che corre), noi, seppur non felicissimi di questo, accettiamo i segni del tempo e cerchiamo di farne un pregio. “Comunque tu nonostante l’HIV sei sempre un gran figo, tira su la maglia, fatti fare una foto alle tette” “Macché tette, è la lipodistrofia data dai farmaci, un orrore, in ospedale mi hanno proposto la liposuzione gratis, la faccio?” “Ma sei pazzo? Sei d’un sexy così…”. Forse mentiva, forse solo esagerava come ulteriore e gradito dono di compleanno, forse è veramente più ottimista di me, e poi mi ha fatto ancora riflettere. Se il mio fidanzato mi fa così tante fotografie, me le fa anche mentre dormo, vorrà significare che veramente posso piacergli, che nonostante il mio fisico sia tanto diverso da quello che già mi pareva pieno di difetti a vent’anni, ho ancora qualcosa di bello per lui.
“Franco, ma veramente ti piace il mio corpo, con queste pieghe, e questa ciccia, poi non ho più culo, le belle cosce di una volta, guarda come si sono segnate le guance, devo sempre sorridere per non far vedere i segni…” “Ma se io mi masturbo sempre guardando le tue foto!”
Che bel compleanno, grazie.